Vendita immobile gravato da diritto di abitazione: un intricato puzzle giuridico

Prima di addentrarci nelle implicazioni legate alla vendita della casa gravata da diritto di abitazione, è importante chiarire le differenze principali tra questi diritti e l’usufrutto.

Entrambi rappresentano diritti reali che consentono l’accesso e l’utilizzo di una proprietà, ma presentano alcune distinzioni rilevanti:

Diritti di Abitazione: Possiamo considerarli come un permesso speciale per vivere in una casa, anche se non si è il proprietario effettivo. Questi diritti spesso sorgono in situazioni familiari complesse, come separazioni o divorzi, in cui uno dei coniugi ha il diritto di risiedere nell’abitazione coniugale, nonostante non ne sia il proprietario legale. Tuttavia, i diritti di abitazione comportano alcune restrizioni, tra cui l’incapacità di affittare o vendere la casa senza limitazioni.

Usufrutto: Al contrario, l’usufrutto conferisce al titolare il diritto di godere dei vantaggi dell’immobile, tra cui l’uso e i redditi derivanti da esso, senza necessariamente risiedervi. L’usufruttuario ha maggiore controllo e può persino affittare la proprietà o venderla, rispettando le leggi applicabili.

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foto: freepik

Limitazioni del diritto di abitazione

Ora che abbiamo chiarito le distinzioni essenziali tra diritto di abitazione e usufrutto, possiamo esaminare come queste differenze influiscano sulla vendita di una casa con diritto di abitazione.

Nel caso dei diritti di abitazione, le limitazioni sono notevoli. Poiché il titolare di tali diritti ha il permesso di abitare nella proprietà, questo diritto solitamente prevale sul diritto del nuovo acquirente di risiedere nella casa. In pratica, il nuovo proprietario non può abitarvi né affittarla. Inoltre, la vendita della casa gravata da diritto di abitazione è soggetta a restrizioni significative, che richiedono un’attenta adesione alle leggi e ai diritti connessi ai diritti di abitazione.

Al contrario, con l’usufrutto, l’usufruttuario gode di una maggiore flessibilità per vendere o affittare la proprietà, sempre nel rispetto delle normative vigenti. Di conseguenza, i diritti di abitazione comportano notevoli restrizioni quando si tratta di vendere la casa, creando sfide particolari per tutte le parti coinvolte.



Nel complesso contesto legale delle separazioni e dei divorzi, spesso le coppie pongono domande e manifestano preoccupazioni sulla gestione delle proprietà coniugali, soprattutto quando assegnano una casa a uno dei coniugi.

In questa ipotetica situazione, esamineremo due case-history differenti; la prima di una casa coniugale venduta dopo l’assegnazione una seconda prima dell’assegnazione da parte di un giudice, usando nomi di pura invenzione per i protagonisti.

SCENARIO 1: Vendita dopo l’assegnazione

Carlo e Serena stanno attraversando una separazione. Il giudice decide di assegnare la casa coniugale a Serena, consentendole di viverci finché i loro figli saranno in età da loro stabilita. In seguito, Carlo, che è il proprietario esclusivo della casa, decide di venderla dopo aver perso il diritto di abitazione della casa coniugale. Luigi acquista l’immobile e, nonostante sia diventato il nuovo proprietario, deve ancora affrontare il fatto che i diritti di abitazione restano in possesso di Serena, che li aveva ottenuti in precedenza dal giudice durante la separazione. Questo implica che Luigi non può prendere residenza nella casa né affittarla.

In breve, i diritti di abitazione rimangono invariati anche dopo la vendita. Luigi è tenuto a rispettare gli obblighi, le garanzie e i diritti associati alla casa che erano in vigore prima del trasferimento di proprietà. Inoltre, Luigi non ha il diritto di richiedere alcun canone a Serena, che detiene i diritti di abitazione.

In questo caso cosa può fare il nuovo proprietario?

Ecco alcune opzioni che potrebbe considerare:

  1. Negoziazione: Luigi potrebbe cercare di negoziare con Serena per trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti. Questo potrebbe includere un accordo finanziario per il trasferimento del diritto di abitazione o l’estinzione del diritto stesso.
  2. Recesso dal contratto: Luigi potrebbe esaminare le condizioni del compromesso di vendita e vedere se esiste una clausola che gli consente di recedere dal contratto senza gravi conseguenze finanziarie.
  3. Consulenza legale: Luigi dovrebbe cercare il consiglio di un avvocato esperto in diritto immobiliare per valutare le sue opzioni legali. Un avvocato può aiutarlo a comprendere appieno la situazione e a prendere decisioni informate.

SCENARIO 2: Vendita Prima dell’Assegnazione


Ora, consideriamo un’altra situazione analoga, ma con una variazione: Carlo vende la casa coniugale (usando come protagonisti quelli della storia precedente) prima che il giudice assegni ufficialmente la residenza a Serena come coniuge affidatario tramite un provvedimento giudiziario successivo.


In questa circostanza, il coniuge, ossia Serena con i diritti di abitazione, ha il diritto di opporsi alla vendita e far valere il suo diritto, ma con una condizione importante: il provvedimento giudiziario deve essere trascritto prima che la casa venga ceduta.

Se questa condizione non viene soddisfatta e il provvedimento giudiziario non è stato registrato prima della vendita, l’acquirente ha la precedenza sui diritti di abitazione del coniuge, e la vendita viene confermata.

È importante fare riferimento all’ordinanza numero 9990 del 10 aprile 2019 emanata dalla Corte di Cassazione, che fornisce ulteriori dettagli sulla questione dell’acquisto di una casa soggetta a diritti di abitazione.

Conclusione

Il caso esaminato dimostra quanto sia importante considerare attentamente tutti gli aspetti prima di acquistare una casa, specialmente quando ci sono situazioni complesse legate a divorzi o separazioni, con diritti di abitazione in gioco.

Una consulenza immobiliare e la ricerca preventiva sono fondamentali per evitare complicazioni legali in futuro e per assicurarsi che tutti i diritti e gli obblighi delle parti coinvolte siano chiari.